fotografie diMimmo Attademo
L’antologica di Ubaldo Urbano, promossa dalla Provincia di Foggia per i quarant’anni di attività dell’artista, costituisce un altro importante capitolo del complessivo progetto di definizione storico-critica e di valorizzazione delle più significative personalità artistiche espresse dalla Capitanata.
Un progetto - nell’ottica di una generale incentivazione della cultura visiva contemporanea nella provincia di Foggia - che troverà finalmente sistematica attuazione e documentazione con la Galleria provinciale d’arte moderna e contemporanea, ormai in dirittura d’arrivo grazie anche al contributo europeo.
Il capitolo odierno riguarda un artista che ha saputo associare la modernità alla tradizione, con una rielaborazione tutta personale della figura umana, soprattutto corpi femminili, attraverso cui viene espressa una vita interiore densa e problematica. Corpo non solo come bellezza, quindi, ma come linguaggio e traccia delle vibrazioni dell’esistenza e dei suoi conflitti.
L’arte del XX secolo, ha scritto di recente Marisa Vescovo, “ha interpretato il corpo e le sue forme levigate come una riserva infinita di segni, tra i quali ogni pittore ha scelto la strada per il suo personale viaggio”. La strada scelta da Urbano è quella della complessità, pur nella fascinosa e apparente semplicità d’impianto delle sue opere. Urbano attinge infatti le sue “icone”, i suoi archetipi femminili, dalla cultura mediterranea, classica e rinascimentale, mediata dal novecentismo, e ce li restituisce carichi di stratificazioni e suggestioni socio-culturali che arrivano fino al nostro presente. Ne deriva la possibilità di una pluralità di percorsi di lettura, da quello iconologico a quello psicanalitico a quello simbolico fino a quello più propriamente pittorico, che costituiscono per lo spettatore motivo di riflessione profonda sul rapporto passato/presente nell’arte e sulle domande esistenziali di sempre da cui il nostro mondo vorticoso e dinamico spesso ci distrae.
Esperienze figurative come quelle di Urbano dimostrano che la forza dell’arte italiana, ieri basata sulle scuole regionali, si fonda oggi sul raffronto, sull’antagonismo e sulla pluralità dei linguaggi piuttosto che sulla sequenzialità degli stili.
Una pluralità che acquista ricchezza e valore soprattutto quando si innerva su di un fondo non marginale di storia e cultura quale è quello in cui Urbano ha sempre operato in questi anni.
Dettagli
Formato: cm 24x31
Pagine: 88
Illustrazioni: 76 a colori, 21 in bianco e nero
ISBN: 88-8431-069-5
Anno di pubblicazione: 2002