È un testo dissidente, non un testo tecnico sull’urbanistica, una critica radicale rivolta verso la tecnica funzionale alla biopolitica nelle aree metropolitane. Un libro che opera una revisione senza riserve della nozione di urbano, di urbanistica e di architettura alla luce delle esperienze degli ultimi quaranta anni in Italia.
Perché - è scritto nell’introduzione -
per stendere un breve rapporto sulla città e sull’urbanistica ci si è rivolti a testi di filosofi e nessun testo degli addetti ai lavori? Perché gli urbanisti, per essere dei tecnici sempre più attenti alla contabilità e numerabilità del fatto urbano, sembrano aver perduto di vista i princìpi insieme alla percezione dell´evento. Perché l’urbanistica che, mezzo secolo fa, era ritenuta una cura dell’architetto sensibile ai rapporti ambientali implicati dall’architettura, oggi è diventata una faccenda da avvocati sempre più immersa nella logica del diritto e nella struttura del linguaggio giuridico, che è pensiero giuridico e che, per questo, solo con gli strumenti della filosofia può essere analizzato. Ne risulta un illuminante profilo critico delle modalità di produzione e di organizzazione urbana che emerge, alla prova dei fatti e degli eventi narrati, quale nuovo totalitarismo tecnocratico che non lascia spazi per alternative globali né per utopie sociali. Tuttavia dal fondo oscuro di Bad City un sentiero di speranza può ancora rivelarsi se il lettore attento saprà scoprirne le tracce.
Dettagli
Formato: cm 16,5x23,5
Pagine: 192
Illustrazioni: 37 in bianco e nero
ISBN: 978-88-8431-219-8
Anno di pubblicazione: 2007