Prefazione
‘Rispettando come cosa sacra il frammento’Isabella LapiQuando, arrivando a Bari nel dicembre dello scorso anno, ho avuto modo di conoscere la gipsoteca del Castello Svevo, apprezzarne il fascino e la ricchezza di contenuti e decidere di costruire su quel materiale, unico nel suo genere, un riallestimento e un’occasione di studio, è stato un tutt’uno. Il fatto poi che tale raccolta di calchi tratti dai più celebri monumenti pugliesi fosse stata realizzata per l’Esposizione Regionale tenutasi a Roma nel 1911, in concomitanza con i cinquant’anni dell’Unità d’Italia, rappresentava una ulteriore motivazione per proporne la riapertura entro l’odierna e ovunque celebrata ricorrenza del centocinquantenario.
Le due grandi sale al piano terreno del Castello Svevo che dal 1949 ospitavano la raccolta, di proprietà della Provincia di Bari ma formalmente affidata dal 1957 alla gestione della Soprintendenza ai Monumenti, erano state chiuse da alcuni anni per opere di adeguamento impiantistico; inoltre il rarefatto allestimento allora in essere, risultato di lavori compiutivi fra gli anni Sessanta e Settanta, aveva lasciato nei depositi una gran quantità di pezzi, di differenti dimensioni e scala di importanza, che è parso subito ineludibile far confluire nella sequenza delle sale espositive, alle quali nel frattempo avevamo aggiunto un terzo ambiente, contiguo ad esse e ben inseribile nel nuovo percorso. Il fine di una così cospicua movimentazione di opere e di energie, prontamente condiviso e sostenuto con le risorse necessarie dal Soprintendente Salvatore Buonomo, era quello di ricreare nel folto degli elementi scultorei fissati in parete (portali, lunette, mensole, architravi e fregi ‘estratti’ da strutture in elevato) e nella presenza di capitelli e sculture disposti longitudinalmente all’asse delle sale, non solo una riproposizione per analogia dell’interno del Padiglione del 1911 e dell’accostamento “estetico” di oggetti volutovi dal progettista Angelo Pantaleo, ma più in generale quella suggestione a metà fra
antiquarium e bosco sacro dell´arte (i pezzi romani erano ben 356!) che il viaggio incantato in una gipsoteca deve ancor oggi saper offrire...
Indice
Presentazioni
7
Nuccio Altieri 8
Antonio Castorani 9
Salvatore Buonomo 10
Fabrizio Vona 11
Mauro Giancaspro Prefazione
13
‘Rispettando come cosa sacra il frammento’ Isabella Lapi 15
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - Roma Fondo ‘MPI - Ministero della Pubblica Istruzione’ 25
L’essenza di un altrove idealizzato
La nascita delle Gipsoteche Marisa Milella 35
Volti al passato, verso il futuro
La presenza dei calchi in gesso nelle grandi Esposizioni Ginevra Utari 45
Roma 1911. La ‘vera’ storia del padiglione pugliese
e dei suoi calchi alla Mostra Regionale Clara Gelao 65
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Promemoria delle attività in corso Clemente Marsicola, Elena Berardi, Elena Plances 73
L’archivio di Angelo Pantaleo Maria Carolina Nardella 81
Alla ricerca del romanico pugliese
Angelo Pantaleo tra restauro ‘archeologico’ ed ‘artistico’ Anita Guarnieri 97
Dal collezionismo alla musealizzazione
Il valore delle opere in gesso Francesco Longobardi 109
Dal Padiglione Pugliese del 1911 a Roma
al nuovo allestimento della Gipsoteca nel 2011 Annamaria Lorusso 119
Progetto museografico e cantiere di restauro
della ‘Gipsoteca medievale’ nel Castello di Bari Giuseppe Teseo 131
La Puglia delle pietre docenti Margherita Pasquale 151
Arthur Haseloff e la Puglia
Immagini e indagini del primo Novecento, gli anni della scoperta Maria Stella Calò Mariani 167
Nota su Francesco Netti e il revival medievale Carlo Sisi 173
Note sulla rappresentazione del Medioevo
nella pittura pugliese dell’Ottocento Antonella Simonetti 185
Antico e primitivo pugliese
Su alcuni film Francesco Galluzzi 191
Musiche di gesso Lorenzo Mattei 192 Bibliografia generale
196 Fonti
Eligia Napoletano
Dettagli
Formato: cm 24x31
Pagine: 200
Illustrazioni: 51 a colori, 127 in bianco e nero
ISBN: 978-88-8431-466-6
Anno di pubblicazione: 2011