in collaborazione conFondazione Musei Civici Venezia
Gaetano Pesce a Murano. Una stagione lontana e abbastanza contraddittoria. Pesce è diventato celebre per l’uso di resine, di plastiche, di materiali utili e indistruttibili. Mentre nulla è più fragile del vetro, nulla è più lontano dalla fragilità delle opere attuali di Pesce, incorruttibili dal tempo e, soprattutto, resistenti. In questa competizione Pesce lavora oggi a oggetti, a vasi, a monili che hanno l’aspetto e la luminosità del vetro, ma non si possono rompere. Quando lavorava a Murano Pesce cercava di ottenere dalla materia una diversa resistenza, negando la natura del vetro per fargli assumere la consistenza della pietra, della conchiglia, della pelle, con una superficie densa, opaca e ruvida, perché l’oggetto tutto sembrasse meno che di vetro. Gaetano è un poeta e un alchimista. Si ribella alla natura e la vuole diversa, ora come allora. Murano è nella sua testa. Quando lavorava in quelle officine era altrove, e chiedeva al vetro di vincere il suo limite. Oggi vuole che le sue resine, dotate d’animazione e di vita che si agita, abbiano l’apparenza e la trasparenza del vetro, in quella Murano del cuore che si porta dietro e che è dentro di lui, veneziano a New York, e romantico e zingaro. D’altra parte niente più del vetro assomiglia all’acqua, e non per caso il vetro esce dal fuoco a Murano, circondata dall’acqua che è più durevole e resistente del fuoco, anche se è mobile e mutevole, l’elemento naturale per il Pesce. In realtà l’unica materia di cui sono fatte le opere di Pesce, occasionalmente di vetro o di composti chimici, è l’anima, sempre sfuggente e immateriale. E’ questo l’elemento proprio delle sue invenzioni, belle, assolutamente, originalmente, “belle con l’anima”.
dal contributo di Vittorio Sgarbi
Dettagli
Formato: cm 24,5x23
Pagine: 120
Illustrazioni: 91 a colori, 12 in bianco e nero
ISBN: 978-88-8431-665-3
Anno di pubblicazione: 2017