Oltre il Medioevo. L’oreficeria quattro-cinquecentesca nella Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa
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Le vicende storiche dei normanni, degli svevi e degli angioini, tutte di ambito europeo, sono gli antefatti che contraddistinguono l’odierno territorio del Vùlture-Melfese. Così come per le circoscrizioni ecclesiastiche lucane già investigate (2017, 2019, 2020 e 2021), anche per la Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa c’è stata una ricognizione sul suo patrimonio artistico, in particolare sull’oreficeria sacra. All’aprirsi del Rinascimento e fino a tutto il XVI secolo, su sollecitazione di vescovi, di ecclesiastici, di ordini religiosi e di feudatari, qui accorse un flusso ininterrotto di architetti, di pittori, di scultori e di scalpellini non solo autoctoni ma anche provenienti dalla capitale Napoli, dalle regioni contermini e da aree geograficamente piuttosto distanti. Accanto ad essi, anche la professionalità di maestri orafi e argentieri, ignoti e per lo più napoletani, che tra il Quattro e il Cinquecento licenziarono una serie ininterrotta di opere per le chiese e i conventi della diocesi. Di questo raffinato patrimonio sacro non tutto purtroppo è pervenuto – a causa di saccheggi, di rifusioni e di terremoti – ma quello sopravvissuto offre comunque la memoria della devozione del passato nonché l’opulenza e il grado di cultura dei suoi committenti.
Ciò è altresì confermato dai documenti archivistici consultati per questa occasione, in particolare gli inventari parrocchiali, dai quali emerge in maniera strepitosa la quantità di opere già possedute da ciascun edificio religioso gravitante nella giurisdizione episcopale in esame.
Ai più antichi manufatti del XV secolo qui investigati, come il raffinatissimo Reliquiario della Sacra Spina del Museo Diocesano di Melfi (opera di produzione senese) e il Crocifisso in bronzo dorato oggi custodito nel Palazzo Comunale di Atella (forse eseguito da un orafo locale), si accompagna tutta una serie di altre suppellettili in argento (calici e pissidi soprattutto) appositamente confezionate a Napoli nel XVI secolo. Tra queste vanno segnalate per l’altissima qualità la Croce processionale di Forenza e l’Ostensorio di Ruvo del Monte. Non meno interessanti, poi, i due Piatti per elemosina in ottone di Melfi e di Pescopagano, entrambi legati alla tradizione artigianale nordica delle Fiandre e della Germania.



Dettagli
Formato: cm 24x31
Pagine: 48
Illustrazioni: 40 a colori, 13 in bianco e nero
ISBN: 978-88-8431-876-3
Anno di pubblicazione: 2023