Bisogna ammetterlo: libri come “Si dice a Foggia” di Osvaldo Anzivino hanno un certo tasso di pericolosità. Nella raccolta dei modi di dire, dei proverbi, dei detti tipici della nostra gente, della città capoluogo e di quelle vicine, c’è infatti un tale concentrato di sapida allegria, ma anche di saggezza, da renderci persuasi del primato civile e morale dei Foggiani, della superiore attitudine della nostra stirpe a coniugare umorismo e sapienza, acume ed arguzia (...) dimenticando che in realtà a renderci così proclivi a cogliere l’intima bellezza di queste frasi contribuisce l’impareggiabile condimento della nostalgia, la circostanza che quelle voci, belle o brutte che fossero, sono quelle della nostra infanzia, del tempo dei ricordi. Intendiamoci, in alcune circostanze qualche motivo di orgoglio è oggettivamente giustificato: qualcuno vede competizione tra l’insipido e tristanzuolo “le disgrazie non vengono mai sole” e il rutilante “’a disgrazije nun face sparagne” (“la disgrazia non fa risparmio”)? o tra il subdolo “ride bene chi ride ultimo” e il fatidico “’a prucessione se vedequanne s’arritira” (“la riuscita della processione si giudica alla fine”)?(...) Ma questo non è solo l’esercizio di un valente poeta e commediografo vernacolare, di un uomo che un’allegria non fatua ha reso sempreverde e gentile: è anche la testimonianza di un fervore di ricerca, di una passione di studioso. Si legga questo volume alla ricerca di una fulminante agudeza, di un ricordo perduto, di un’indicazione di studio: lo si abbia come livre de cachet o come piccola enciclopedia di settore, sarà sempre uno di quei libri dei quali si diventa amici. E chi trova un amico, come si sa, trova un tesoro.
dalla presentazione di Antonio Pellegrino
Presidente della Provincia di Foggia (2000)
Dettagli
Formato: cm 16,5x23,5
Pagine: 344
Illustrazioni: 8 in bianco e nero
ISBN: 88-8431-814-5
Anno di pubblicazione: 2000