Bersagliato da critiche asperrime o esaltato come genio incompreso, il librettista Francesco Maria Piave (1810-1876) è indissolubilmente legato a Giuseppe Verdi, per il quale scrisse i versi di ben dieci opere, tra cui
Ernani, Macbeth (con Andrea Maffei),
Stiffelio, Rigoletto, La traviata e
La forza del destino. Questa piccola monografia, che non è una biografia, né un’agiografia e neppure un libello, è un’analisi sul più assiduo collaboratore verdiano tesa a fare un po’ d’ordine nel
mare magnum di giudizi e pregiudizi vecchi e nuovi, uno screziato mosaico di voci tra Alberto Savinio, Umberto Saba e recensori e studiosi di ieri e di oggi all’ombra titanica di Verdi.
Indice
7 Post fata resurgo
9 (S)fortuna di un librettaro
23 «Salvo i versi». Giudizi e pregiudizi
55 Il Piave mormorò
71 Raffaello il trovatello
97 Intermezzo
105 Rataplan, pim, pum, pam.
«Piave è un eccellente pasticcione»
115 Povero Piave!
121 I libretti di Verdi e Piave
122 Indice dei nomi
Dettagli
Formato: cm 15x21
Pagine: 128
Illustrazioni: 9 in bianco e nero
ISBN: 978-88-8431-631-8
Anno di pubblicazione: 2016